Quale sarà il filo conduttore che unisce Mamoiada, Ottana e Orotelli e Ovodda?
Ovviamente le Maschere

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Le maschere appartengono a un rituale legato all’oralità.
Sono arrivate a noi tramite i racconti dei più anziani del paese, di generazione in generazione.
Queste apparentemente diverse hanno elementi che le accomunano:
Intanto un rapporto molto forte con la terra, tutte raccontano la ciclicità, la morte e la vita.
Un concetto di morte e di rinascita che sta alla base di tutte le maschere non solo sarde ma di tutto il Mediterraneo.
Mamoiada
Possiamo solo ipotizzare che queste rappresentino un rito di morte e di rinascita. Sfilano tra febbraio e marzo, un periodo legato all’ agricoltura, al cambio della stagione e al Carnevale.

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In maniera molto simbolica potrebbero proprio rappresentare questo i Mamuthones: una maschera molto scura, tragica, invernale, vecchia.
A loro si alterna una maschera più chiara, giovane e colorata : quella deigli Issohadores.
Da notare che i Mamuthones, come abbiamo scritto nel precedente articolo, sfilano in 2 file separate e sono 12 come dodici sono i mesi dell’ anno.
Le maschere indossano sempre qualcosa di femminile e non solo a Mamoiada.
Uno scialle o un fazzoletto, quasi a ricordare una società matriarcale molto forte che è da sempre presente in Sardegna. I Mamuthones rappresentano la simbiosi tra l’uomo e la bestia, sembra quasi che il pastore voglia fare quello che i suoi animali fanno tutto l’ anno. Lo può fare adesso perché è proprio in questo periodo che la terra si rovescia, si rovesciano le nostre parti, i nostri ruoli.
Ovodda.
L’ unico carnevale in Sardegna che si celebra proprio il giorno del Mercoledì delle Ceneri ed è quello di Ovodda.
Il Carnevale si celebra in quel giorno perché le maschere sono state cristianizzate, la chiesa infatti, non riuscendo a eliminarle, le ha volute integrare.
Il carnevale a Ovodda si festeggia il Mercoledì delle Ceneri, “Mehuris de Lessia”.

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Il personaggio principale è Don Conte, fantoccio antropomorfo maschile, talvolta ermafrodito.
Il volto, lche può cambiare di anno in anno, viene realizzato con scorze di sughero o cartapesta, baffi posticci ed altri simili elementi. Viene portato in giro per il paese su un carretto trainato da un asino e addobbato con ortaggi, pelli d’animali e altri oggetti stravaganti.
Ottana
A Ottana ci sono due figure ben diverse:
Boes e i merdules.

Qua è più facile capire cosa succede: una figura è antropomorfa e l’ altra è zoomomorfa cioè animale.
La figura de Su Merdule lo dice la parola stessa “Su mere de Sule”, ricorda Su Mere cioè il pastore e su Sule che rappresenta l’animale. In questo contesto a Ottana il pastore porta l’ animale a morire, è un sacrificio non facile perché il padrone e l’ animale hanno un rapporto quasi morboso ma necessario perché questa morte porta alla vita: carne per mangiare, pelli. L’ animale non è contento di morire quindi si assiste a una vera e propria battaglia, cerca di sopravvivere ma alla fine muore, si accascia. Tempo un minuto e si rialza e ricomincia come se niente fosse perché la vita è ciclica e dopo la morte si presuppone che si abbia un seguito. Insieme a su Boe ci sono altre figure zoomorfe: cervi e altre maschere zoomorfe cinghiali e maiali.
E Sa Filonzana?
La Filonzana era sempre interpretata da un uomo, una donna anziana, gobba e sinistra che sta filando. Il filo di lana è un filo conduttore, è presente in tutte le maschere e rappresenta la nostra vita, lei minaccia le persone durante il rito.
Minaccia chi non fa quello che vuole lei, pronta a tagliare il filo con una forbice come facevano le parche. Nell’ antichità le parche erano tre: una filava, la seconda decideva la lunghezza del filo e l’ ultima tagliava.
Orotelli
A Orotelli le maschere si chiamano Thurpos, nella nostra lingua significa “cieco che non vede”.
Queste maschere sono diverse rispetto alle altre, non indossano una vera e propria pelle di pecora ma utilizzano l’ orbace, “su Gabbanu” una lana cotta usatissima in campagna perché calda e impermeabile.

Non hanno una maschera facciale ma hanno il viso tinto dal sughero bruciato, anche questo è un modo per mascherarsi, per perdere l’ identità, loro non sono più contadini ma sono buoi aggiogati e arano la terra. Molti sono legati dal giogo, altri stanno facendo finta di seminare o di fare un solco, insieme riescono a rappresentare la vita agraria che è alla base di tutti i riti.
Ringraziamo Chiara Dessi per queste fantastiche foto che ci ha inviato delle Maschere!
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-SosBattorMoros-
“Su mundu a s’imbesse” a Mamoiada non si dice di sicuro in contesto con mamuthones e issohadores.😜
Qui troverete “anima e corpo”.
Fai clic per accedere a mamuthiss.pdf
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Ciao raffaele! Ti ringraziamo, di sicuro abbiamo capito male la spiegazione dell’eccezionale ragazza del Museo delle Maschere, Mamoiada ci è piaciuta davvero troppo e non mancheremo di sicuro di guardare il tuo link per correggere la frase! Grazie per il tuo commento 😊💯
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